Era nel 1980 in un giorno del tiepido autunno la mia prima mostra felina; vi partecipavo col mio bellissimo gatto di casa Mimmo.
Giacché mi avevano sistemata vicino alla postazione dei giudici, potevo vedere tutti quei meravigliosi ed esotici gatti di razza sfilarmi difronte ed io li trovavo tutti bellissimi e affascinanti nelle loro svariate caratteristiche.
Dopo un attimo di distrazione alzai gli occhi e incontrati lo sguardo di un sofisticato e bellissimo ragazzo scandinavo, alto, biondo, con occhi incredibilmente blu (avevo 18 anni allora!) che portava, con una grazia innata, un gatto meraviglioso. Improvvisamente un raggio di luce filtrò inaspettato da una delle vetrate ed io distolsi lo sguardo dal ragazzo perché attratta dalla cascata di luce argentea che rifletteva quello spiraglio rendendolo quasi una magia.
Non era un semplice gatto quello tra le sue braccia ma un Elfo o una Fata il cui manto sericeo del colore delle nebbie del Nord catturata la luce, la restituiva poi tutto attorno in perle e argento. La pelliccia, morbida, accarezzava l’aria fluttuando setosa: desideravo essere sfiorata da quella impalpabilità e di poter affondare le mani in quella morbidezza! Mentre restavo a guardarli incantata entrambi, il magico Gatto dapprima ignaro della mia presenza, rivolse verso di me il suo sguardo come richiamato dal mio stupore muto di parole ma forse non di intensità. Lui, fiero, serafico e altero, cosciente della propria bellezza, mi trafisse inesorabilmente perchè inaspettato e soprattutto pieno di infinita dolcezza e magia: nei suoi occhi scorsi la promessa, sempre mantenuta anche ora a distanza di tanti anni, di un mondo incantato in cui rifugiarsi!